Sformato di patate: semplicemente irresistibile

A proposito di ricordi qualche giorno fa nella fantastica mensa dell’ufficio dove lavoro, non propriamente rinomata per una cucina gourmet, tra i secondi disponibili ha catturato la mia attenzione il gateau di patate; mi è bastato solo guardarlo e in un attimo ho avuto un flashback e sono tornato nella cucina di casa a Teramo con mia madre mentre preparavamo quello che ho sempre conosciuto e chiamato sformato di patate.

Era quasi considerato un piatto di festa insieme alle patatine fritte e gli hamburger perché diverso dalla solita fettina ai ferri, insalata, rollè alla genovese o polpettone.

Io da bravo cuochetto impiccione partecipavo a quasi tutte le fasi: dalla spellatura delle patate lessate e arroventate con ustione dei polpastrelli all’assemblamento di tutti gli ingredienti – fui abilitato a tagliare mozzarella e prosciutto cotto sono in età adolescenziale.

Mi ricordo che guardavo nel forno il pasticcio gonfiarsi ed attendevo con trepida attesa che lo sformato fosse pronto mentre ero inebriato dal profumo che aleggiava in cucina e piano piano si diffondeva in altre stanze della casa. L’attesa per farlo raffreddare prima di poterlo degustare era interminabile fino al fatidico memento della cena dove chiaramente spariva in pochissimo tempo. Ognuno di noi figli avevamo un modo tutto suo per mangiarlo: Andrea lo divorava subito, Luca metteva il piatto fuori dalla finestra per farlo raffreddare ed io contemplavo a piccoli bocconi il risultato del mio operato in compagnia di tutta la mia famiglia.

Sono tornato bruscamente alla realtà dal tono concitato della ragazza della mensa che mi chiedeva cosa volessi e dopo averla guardata con un sorriso sono passato ai primi.

C’è chi lo chiama pasticcio, gateau o chi come me sformato, ci ho pensato tutto il giorno e la sera non potevo non lasciarmi coccolare dal dolce ricordo dello sformato di patate.