Si dice che l’arte orafa sia nata con l’uomo e che abbia seguito nel tempo tutta la sua evoluzione. E’ legata ai momenti più fulgidi delle varie civiltà e delle varie popolazioni e non è mai scomparsa neanche nei periodi più oscuri e difficili.
Ma cosa ha spinto l’uomo ad innamorarsi di un metallo prezioso come l’oro al punto da farne un’attività fondamentale e duratura nel tempo? All’inizio è stata certamente la curiosità di comprenderne tutti i possibili utilizzi, successivamente l’amore e la consapevolezza del bello.
Infatti già nell’età neolitica l’uomo era fortemente attratto dallo splendore dell’oro, verso quei piccoli ornamenti che potevano decorare la propria persona e che lavorava con piccoli martelli di pietra. Con la civiltà greca e soprattutto quella egizia la figura dell’artigiano orafo raggiunse il suo massimo splendore non solo perché realizzava oggetti estremamente preziosi e di inestimabile valore ma sopratutto perché rendeva coloro che li indossavano delle divinità immortali. Di generazione in generazione quest’arte si è tramandata mantenendo inalterate alcune delle tecniche di lavorazione che ancora oggi vengono seguite sebbene migliorate ed adeguate ai tempi. La lavorazione dell’oro con l’aggiunta di pietre preziose ne ha incrementato ulteriormente il desiderio e dato vita ad oggetti sempre più di straordinaria bellezza trovando il suo massimo splendore nelle corti reali e producendo per Re e Regine oggetti ancora oggi ammirati e di inestimabile valore consacrando i realizzatori nel tempo come artisti di ineguagliabile bravura.
Frediano Properzi è proprio uno di questi; un orafo, un artigiano che ha fatto della creatività e dell’amore per il bello il centro della sua vita. Le sue creazioni sono dei veri e propri capolavori che si rifanno ad una tradizione importante, la scuola orafa romana, tradizione che si è tramandata di secolo in secolo fino ad arrivare ai giorni nostri contagiando schiere di giovani artisti. I suoi manufatti sono tutti pezzi unici, in argento, oro giallo, bianco con ampie superfici e dimensioni diverse unite da piccole maglie tonde o con pietre preziose; per alcuni pezzi viene utilizzato lo smalto a caldo per dare colore o il metallo battuto che rende le superfici ancora più luminose. Diverse le linee create come quella Radici, ispirata alle potenti forme del legno; intrecci di rami apparentemente irregolari che creano complesse strutture animate. La linea Rocce si distingue per la sua forza e la sua consistenza, come le pietre dalle forme decise che mostrano fiere la loro storia e unicità. La linea Ferro narra del passato: la storia, l’avventura, la tradizione, che torna ad essere contemporanea con una forza di inestimabile attualità, quella Groviglio nasce dall’idea di realizzare pezzi unici completamente diversi l’uno dall’altro ispirandosi alle forme irregolari delle nuvole.
“…vedo una forma, mi piace, quella forma diventa una immagine ben precisa nella mia mente il passo successivo è trasformarla in un oggetto e lo faccio o attraverso un metallo particolare oppure uso una pietra particolare, ma il fine è quello di arrivare alla realizzazione della fantasia che mi è venuta in mente. E’ un processo molto intimo perchè devo cercare di immaginare nella mia testa come sarà e anche come realizzarla…”
“…la scelta dei materiali va di pari passo con l’idea. Dalla forma nasce l’oggetto ma è la forma che poi è influenzata da quello che è la mia immagine. Si può partire da forme spigolose, dure, lavorate nei dettagli fino a qualcosa di più dolce oppure fino all’astrattismo all’elemento…”
Le sue creazioni stupiscono, lasciano senza fiato e fanno desiderare di essere indossate e quale posto migliore per ammirarle se non il negozio più piccolo di Roma. Incredibile come un solo metro quadrato possa contenere tanta bellezza. In via del Monte della Farina 34 a Roma in uno show room minimal ma decisamente elegante è possibile non solo ammirare le splendide creazioni di Frediano ma anche acquistarle o commissionarne ad hoc.
“Cercavo una piccola cosa in un mondo infinito e invece ho trovato una cosa infinita in un piccolo mondo” (Jim Morrison)
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