Impossibile non esserne attratti e subirne il fascino, una civiltà che ha precorso i tempi in ogni ambito dalle scienze, all’architettura, all’astronomia e che ancora oggi è fonte di ispirazione, ammirazione e studio. Ricchezza, opulenza e amore per il bello tutto per avvicinarsi a quella perfezione divina nella vita terrena ma sopratutto in quella ultraterrena; nulla era lasciato al caso e tutta la vita era vissuta in preparazione di quel momento. L’immortalità di una cultura, quella dell’antico Egitto che ha segnato la storia dell’uomo arricchendola sia esteticamente che spiritualmente.
Un viaggio, un’ispirazione descrivono la collezione AI 2015/16 “Egitto d’Inverno” dello stilista Vittorio Camaiani presentata la scorsa settimana, in occasione di AltaRoma, nella splendida sala Venezia dell’hotel St. Regis; una personale e contemporanea reinterpretazione dell’arte, dell’architettura e degli iconici colori dell’Antico Misr, il nome che gli Arabi danno alla città del Cairo e allo stesso Egitto. Geometrie, tagli asimmetrici e un incontro armonico di tessuti e tonalità differenti tra lane, cachemire, suri alpaca e sete nei colori blu royal grigio nero bluette e turchese. Per il giorno il tono sabbia si scalda fino all’ombroso testa di moro trasformandosi a sera nelle nuance marroni, ocra, verdi.
Un viaggio introspettivo verso un Egitto sconosciuto, mai visto e forse desiderato in un momento dell’anno, l’inverno che porta a riflettere chiudersi, avvolgersi ma che nella realtà non esiste rendendo la collezione di Vittorio Camaiani ancora più surreale e interessante. Le piramidi simbolo della grandezza della civiltà egizia si inseriscono nel fondo dei pantaloni e dei cappotti, aprono la linea delle maniche e proiettano la loro ombra su tessuti con sartoriale costruzione di intarsi a contrasto. Particolari e di grande valore sartoriale i capi spalla proposti con giacche e cappotti dalle scollature che accolgono collari di plexiglass e cappe che nascono dall’incontro di più tessuti come cachemire e suri alpaca.
Ispirazione al simbolismo e all’iconografia egizia per la sera, dove l a collana di Sathathor diventa motivo ricamato, l’occhio di Horus viene dipinto a mano con tecnica batik su tute doppiate ad abiti di chiffon e le piramidi si rincorrono in giochi di luci ed ombre in lunghi abiti di georgette.
“Anche se per gli antichi egizi la lana era considerata impura, mi emoziona l’idea di vedere la terra dei faraoni nella stagione invernale. Pensare al mio Egitto oltre il lino ed immaginarlo protagonista, in una strada di una capitale moderna e internazionale come Roma o New York. È in questa conoscenza e scambio di usi, colori e costumi il mio “dialogo” attraverso la moda con quelle terre lontane che ci guardano con speranza e a volte con diffidenza”
I cappelli, realizzati dal cappellificio Jommi Demetrio, incontrano la maestria artigianale nella costruzione di piramidi surrealiste con gioco di chiaro/scuro o scomposte nei toni del sabbia. Nelle calzature, realizzate da Lella Baldi, le linearità piramidali emergono nelle proposte giorno-sera grazie ad accostamenti e contrasti di colori, pellami, tessuti, texture e cuciture. I bijoux della stagione, realizzati da Cecilia Rosati, interpretano i toni e le icone egizie con un incontro tra metalli, plexiglass, smalti e lavorazioni artigianali: richiamo agli alti bracciali rigidi degli egizi, geometrici e scenografici collari in plexiglass trasparente e smalto, l’occhio di Horus e giochi sovrapposizione di ombre di piramidi.
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