Le tradizioni sono sempre esistite hanno permesso di tramandare ai posteri usanze e costumi popolari che altrimenti sarebbero andati perduti e rappresentano ancora oggi una grande risorsa per l’uomo e per la società. Il progresso tecnologico ha aiutato tantissimo; oggi una ricetta, una tecnica di lavorazione, una storia può essere memorizzata, conservata e condivisa in mille modi differenti garantendone e salvaguardandone l’esistenza. Quello che però la tecnologia non può fare è conservare l’anima di una tradizione; il modo in cui viene vissuta, le sensazioni e i sentimenti che la caratterizzano. Ogni famiglia conserva le proprie tradizioni che nell’epoca in cui viviamo potrebbero sembrare anacronistiche ma che al contrario sono molto sentite e praticate più di quello che possiamo immaginare e una di queste è senza dubbio quella del Natale.
Il Natale per me è sempre stato un momento particolare e felice dell’anno non soltanto per l’atmosfera, le luci ma perché amavo vedere la città cambiare, trasformarsi a festa e con lei le persone e sopratutto la mia famiglia. Si usciva dalla solita routine per entrare in un altro mood fatto di frenetica allegria e felice attesa. La tradizione che ancor oggi cerchiamo di far sopravvivere vuole che il Natale si passi a Teramo insieme agli zii e i cugini della Toscana. I preparativi cominciavano almeno una settimana prima del loro arrivo il 24 dicembre: pulizie straordinarie della casa, approvvigionamento per il pranzo di Natale e per i giorni successivi, acquisto dei regali per il consueto scambio la sera della vigilia e immancabili i dolci della tradizione familiare teramana: li caggiunitt’. Da quando sono nato ad oggi non c’è stato un Natale che non siano stati fatti o dove io non li abbia mangiati. Molti cercano di tradurre il loro nome in italiano: i caggionetti, i calcionetti, si chiamano li caggiunitt’ dare loro un altro modo significherebbe privarli della propria identità e anima. Per me e la mia famiglia, compresi zii e cugini ancora oggi non è Natale senza che ne venga addentato uno, che poi non è mai uno ma minimo dieci. Poi si cresce e si diventa grandi ed alcuni momenti della tradizione cambiano almeno per me che vivo lontano da casa. Il momento della preparazione de li caggiunitt’ segnava l’inizio ufficiale del Natale in casa Blanzola – Ricci. Da bambino ricordo che non arrivavo neanche alla tavola dove mamma li preparava, mi ostinavo a voler dare una mano e girare la manovella della mitica macchinetta IMPERIA per stendere la pasta e lei paziente e senza alcun risultato me lo faceva fare. Ero però l’addetto ufficiale a prendere quelli pronti e metterli tutti in fila sui vassoi facendo attenzione a non bucarli, rovinarli o farli attaccare oltre che al conteggio finale che facevo ogni due minuti. Quest’anno ho deciso di voler far conoscere a tutti i foodies questa tradizione a cui sono particolarmente affezionato oltre a far in modo di conservare la ricetta di una parte fondamentale di questa tradizione che la mia famiglia porta avanti da moltissimi anni. Nonostante siano 30 anni circa che assisto alla loro preparazione ho chiesto aiuto ai miei chef preferiti: mamma Wilma e papà Rivo per non fare errori. Questi piccole delizie fritte nascondono una preparazione lunga e attenta e in parte anche complessa; nella mia famiglia non ci sono misure e pesi dettagliati ma anni di esperienza dove solo mamma e papà sanno come dosare tutti gli ingredienti per ottenere l’impasto migliore.
Ho messo cuore, passione e molto impegno in questa ricetta non solo perché è una ricetta a cui sono molto legato affettivamente ma perché mi piacerebbe che tutti voi mordendo il primo caggionetto (concedetemi la licenza poetica) provaste quella sensazione di felicità e calore familiare che provo io ogni anno da quando sono nato e che rappresenta il cuore della tradizione natalizia di casa Ricci.
Li Caggiunitt’
Il ripieno
- 500 gr di castagne nostrane o marroni
- 50-60 gr di zucchero bianco
- 100 gr di mandorle sbucciate
- 50 gr di credro
- 2/3 tazzine di caffè espresso
- 1/2 bicchiere di rum aromatizzato per dolci
- 50 gr Cioccolato fondente
- Cacao amaro q.b.
- Buccia di un limone grattugiata
- Arrostite le castagne in forno, fatele raffreddare e sbucciatele con attenzione privandole di ogni residuo di scorza. Lessatele in abbondante acqua (io uso la pentola a pressione) e riducetele in purea.
- Tostate le mandole in una padella antiaderente facendo attenzione a non farle bruciare e una volta raffreddate tritatele finemente con l’aiuto di un minipimer.
- Grattate finemente il cedro e il cioccolato fondente
- Preparate una moka da 3 tazze e fate raffreddare
- Unite alla purea di castagne: lo zucchero, le mandorle, il cedro, il cioccolato e il cacao intervallando con il caffè amaro e il rum mescolando fino ad ottenere un impasto compatto
- Grattugiate la buccia di un limone nell’impasto del ripieno prima di iniziare a preparare li caggiunitt’
La massa
- 250 gr di farina 00
- 1/2 bicchiere di acqua
- 1/2 bicchiere di vino bianco
- 1/2 bicchiere di olio di semi di arachidi o mais
Fate la fontana con la farina tenendone un pò da parte e aggiungete al centro tutti i liquidi. Impastate fino ad ottenere una consistenza media. Lasciate riposare in frigorifero dentro la pellicola per un’ora circa.
Prendete un po’ di massa e stendetela con l’aiuto di una macchina io uso l’IMPERIA (prima rendo omogeneo, liscio e rettangolare il pezzo di massa e poi lo stendo mettendo la rotella della macchina all’ultima tacca). Una volta stesa la massa con l’aiuto di un cucchiaio e un cucchiaino distribuite in maniera equidistante al centro della striscia di pasta il ripieno come se steste facendo dei ravioli. Con molta attenzione ripiegate l’altra metà della massa su stessa facendo attenzione a non creare aria tra un caggionetto e l’altro; chiudete bene le due estremità aiutandovi con le dita e dando la forma ai caggionetti. Con un taglia pasta ritagliate ogni caggionetto e con molta attenzione posizionateli su un vassoio equidistanti e coperti da un canovaccio. Ripetete i passi sopra descritti fino alla fine della massa o del ripieno. In una padella per friggere profonda e capace fate scaldare abbondante olio di arachidi o mais. Solo quando l’olio sarà davvero caldo iniziate a friggere i caggionetti girandoli spesso e facendo attenzione a non farli dorare. Disponeteli su un foglio di carta assorbente. terminata la frittura fate raffreddare e disponete su di un piatto da portata cospargendoli se lo preferite con poco zucchero bianco (mia madre non ha mai usato lo zucchero a velo).
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