Mi sono sempre chiesto cosa spingesse mia madre a cucinare con il colmo del caldo pasta e fagioli, buonissima per carità ma impossibile da mangiare. Intorno alla tavola accaldati e paonazzi sembravamo tutti reduci dalla maratona di New York e alcune volte lo confesso ho desistito. La salvezza era arrivare a tavola in ritardo in modo da riuscire ad evitare il momento di massimo calore che poi detto tra noi pasta e fagioli è molto più buona fredda. Solo con l’adolescenza, quando impari ad associare alle stagioni i prodotti che madre terra offre, ho capito che i fagioli non si trovavano tutto l’anno ma soltanto nei mesi estivi e quindi più caldi ma sopratutto che ne esiste un numero infinito (si fa per dire) di tipi diversi per forma e colore. Da quando lavoro e vivo lontano da casa mi sono accorto di non aver più avuto l’occasione di magiare pasta e fagioli un po per pigrizia, un po perché non sapevo da che parte cominciare per ricreare quel profumo e quel sapore ben radicato nella mia mente, un po perché sono molto selettivo sui piatti con i quali sono cresciuto. E’ una sorta di imprinting: i piatti che hanno accompagnato la mia infanzia e adolescenza hanno lasciato un segno indelebile sulle mie papille gustative, sul mio olfatto e nella mia memoria al punto da non accettarne altre versioni. Prima di mia madre era mia nonna Elisabetta a preparare ogni sorta di manicaretti per i suoi tre nipoti e ricordo che mentre ci preparava pasta e fagioli, che noi ovviamente non volevamo, restavo però letteralmente incantato difronte a lei che con cura e pazienza cucinava per noi. La particolarità di questa pasta e fagioli è sempre stata il profumo intenso che inondava tutta casa: un profumo di spezie, di buono, di casa. Carota, cipolla, sedano, patata e zucchina e tanti altri odori tutto tagliato a piccoli dadini, olio extravergine di oliva, pomodoro fresco, sale pepe e ovviamente amore. Sia mia madre che mia nonna accompagnavano questo piatto con dei tagliolini acqua e farina ovviamente fatti a mano ma io non mi sono voluto spingere così oltre, almeno in questo primo tentativo e sono andato sul sicuro affidandomi alla qualità e bontà della vera pasta artigianale tutta made in Italy con il Qubetto il nuovo arrivato in casa Verrigni. Sempre grazie ai preziosi consigli della mamma sono riuscito a conservare dei buonissimi borlotti freschi presi qualche tempo fa al mercato con l’intenzione di gustarli proprio in occasione del primo freddo senza fatica e senza sudare assaporando così un pezzo della mia infanzia.
Ingredienti per 4 persone
- 500 gr di fagioli borlotti freschi
- 2 carota media grandezza
- 1 costa di sedano
- 1 cipolla
- Timo
- Pipirella
- 50 gr di passata di pomodoro fatta in casa
- 300 gr di Ma-Quadro Verrigni
- olio extravergine d’oliva
- sale e pepe qb
Lavate i fagioli in acqua fredda e metteteli in una pentola , sempre in acqua fredda, sul fuoco fino a raggiungere il bollore. Nel frattempo tagliate a piccoli dadini carota, cipolla, sedano, zucchina e patata come anche l’aneto e la pipirella.
In una pentola fare soffriggere appena in olio d’oliva carota, cipolla, zucchina, sedano e patata e gli odori, aggiungete i fagioli precedentemente sbollentati, la passata di pomodoro il basilico, sale e pepe e acqua calda e fate cuocere per almeno una mezz’ora a fuoco medio mescolando di tanto in tanto. Quando il profumo si sarà fatto intenso e i fagioli saranno morbidi potete spegnere il fuoco. Lessate il Qubetto Verrigni in abbondante acqua facendo attenzione alla cottura. Scolate e unite ai fagioli, spolverate con un buon peperoncino piccante se piace e un bel crostino di pane.
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